domenica 30 maggio 2010

La sceneggiatura















"Il cinema, nella sua espressione migliore, è una scena sostituita efficacemente dalla successiva."
L'ha detto George Stevens nel 1973.
Anche una sceneggiatura - per i fumetti, il cinema o la TV - non è che questo. E insisterei sulla parola efficacemente.

Sceneggiatore NON uccide regista...



















Giancarlo de Cataldo è un ottimo scrittore e sceneggiatore. Questo suo articolo a proposito di una fiction mai realizzata su Sandro Pertini, è davvero molto realistico e divertente: consiglio a tutti di leggerlo.
C'è una brano dell'articolo che mi ha particolarmente colpito, quando De Cataldo cita una "notiziola" trovata su un qualche manuale di sceneggiatura. Questa:
SCENEGGIATORE UCCIDE REGISTA. AVEVA RILETTO LA PRIMA STESURA DELLA SCENEGGIATURA.
Ormai ho scritto parecchio per la televisione e devo dire che questo di uccidere il regista è sempre stato anche il mio primo desiderio ogni volta che vedevo il prodotto finito. Sempre tranne che in un'occasione.
Il regista che si è sottratto a questa regola è Lamberto Bava, autore di film quali: "Macabro", "Demoni", "La casa con le scale nel buio" e "Fantaghirò", che ha girato ben due Tv-Movie, scritti da me e da Alberto Ostini.
Ho visto il premontato di "Vite in ostaggio", il primo dei due, e ne sono rimasto davvero molto colpito: non solo ha raccontato la storia che noi avevamo scritto - cosa che non mi era mai capitata - ma l'ha anche migliorata.
Sul numero della rivista "Nocturno" in uscita a Giugno ci sarà una ghiotta anticipazione di entrambi i Tv-Movie a firma di Manlio Gomarrasca.
Per quanto riguarda la messa in onda su Canale 5 vi terrò informati.

giovedì 27 maggio 2010

Signor sì, signore












Nella mia carriera di sceneggiatore ci sono due persone che mi hanno insegnato quello che so e cui devo, professionalmente, tutto.
La prima è Antonio Serra. E' lui che - con la collaborazione di Michele Medda - mi ha permesso di scrivere Nathan Never e che mi ha preso accanto a se alla "Sergio Bonelli Editore", come redattore. Abbiamo lavorato fianco a fianco per sette anni in quello che è stato, anche umanamente parlando, una delle esperienze più belle della mia vita.
Ora io vivo a Roma e lui a Milano. Ci sentiamo spesso e qualche volta ci vediamo. Oltre che il mio mentore è anche un carissimo amico.
Ma non è di lui che voglio parlare in questo post.
La seconda persona a cui devo tutto è Renato Queirolo: R.Q. com'è chiamato in Bonelli. Oltre ad essere un grandissimo sceneggiatore - "Rebecca" e "Alias" stanno lì a dimostrarlo: non li conoscete? Cercateli e leggeteli, sono straordinari - R.Q. era all'epoca in cui io ho iniziato a scrivere per quella testata, il curatore di "Nick Raider".
Contrariamente ad Antonio, R.Q. ha una visione del lavoro, diciamo così, muscolare, come può testimoniare il mio amico Tito Faraci che ha diviso con me, per qualche anno, i destini di "Nick Raider" e le sfuriate di R.Q.
Ricordate il sergente istruttore Hartman di "Full metal Jacket"? Beh, il modo che usa Renato per spronare i suoi collaboratori è esattamente lo stesso. Se stessimo per andare in guerra la cosa potrebbe anche avere un senso: quello che stona è che, in fondo, dobbiamo "solo" mandare un albo in edicola. Ma R.Q. è così e non fa sconti.
E' capitato che mi chiamasse a casa alle ore più impensate per lanciare insulti irripetibili alla mia segreteria telefonica solo perché non gli piaceva una pagina che avevo scritto o che, quando andavo in ufficio da lui, si mettesse a urlare che avrei dovuto cambiare lavoro, solo perché nel testo che gli avevo mandato c'era un refuso.
Malgrado questo, gli devo davvero molto ed è una di quelle persone che stimo davvero; anche perché, quando non si tratta di lavoro, R.Q. è una persona davvero deliziosa. Oddio, se leggesse questo post ecco una parola che gli farebbe scattare la rabbia: "deliziosa".
Billy Wilder e I.A.L. Diamond avevano appeso nel loro studio un cartello con la scritta: "Come l'avrebbe fatto Lubitch?". Io ho messo sulla parete davanti alla mia scrivania un cartello analogo con su scritto: "Cosa direbbe R.Q.?".
Spesso, quando non sono sicuro di qualcosa che ho scritto oppure ho dei dubbi, guardo quel cartello e mi sembra sentire la voce di R.Q. che mi insulta fino a quando non ho non ho trovato un'idea migliore di quella che avevo appena messo su carta. Idea che, sicuramente, alla lunga non lo convincerebbe più, ma che lo calmerebbe per un paio di minuti.

lunedì 24 maggio 2010

Il seguito di "Comma 22": "Odio la TNT"








Le disavventure con il mio computer - vedi post precedente - continuano.
Poco fa mi ha chiamato una signorina della TNT per darmi il numero di fax della loro agenzia da cui dipende la consegna. Ho inviato un fax spiegando loro come fare per arrivare a casa mia, con tanto di piantina di Google, pregandoli di chiamarmi subito.
Visto che nelle ore successive non li ho sentiti, ho chiamato di nuovo il sevizio clienti della TNT: quando mi ci metto so essere molto molesto. Questa volta mi ha risposto un ragazzo. Gli ho spiegato la situazione e lui ha avuto lo scrupolo di controllare il loro tracking interno, scoprendo che il computer non era mai uscito dal magazzino - contrariamente a quanto scritto sul tracking online - in quanto, l'indirizzo indicato non esisteva. Il problema è che era sbagliato il paese. E ti credo che il mio indirizzo lì non esisteva.
- E adesso che facciamo? - gli ho chiesto. Lui mi ha risposto che era un bel casino, visto che la correzione all'indirizzo poteva farla solo la Apple. - Io no? - ho chiesto. - No. Lei è solo il destinatario, - è stata la gentile risposta.
Poi ha controllato, scoprendo che la Apple aveva inviato il computer all'indirizzo giusto e che a sbagliarsi era stata la TNT di Milano quando aveva italianizzato la spedizione internazionale. Lo sbaglio era loro e quindi il cambio di indirizzo potevo farlo anch'io. Gli ho fornito l'indirizzo giusto e lui ha aperto una pratica di reclamo.
Ha promesso che presto un addetto della TNT si metterà in contatto con me e, fatti salvi i tempi per il trasferimento del computer da Napoli - dove sta ora - all'agenzia competente, il tutto mi sarà consegnato quanto prima: due o tre giorni almeno.
Il comma 22 si è risolto, ma resta la rabbia per il fatto che tutte le volte che ho a che fare con la TNT - non con gli altri corrieri, sempre e solo con loro - ci siano sempre dei casini. Questa volta sono anche stato abbastanza fortunato: un anno fa un pacco speditomi da Milano era arrivato prima a Palermo e poi a Lecce, prima di tornare a Milano e arrivare alla filiale di competenza. Solo allora, dopo dieci giorni dall'invio, un pacco che avrebbe dovuto essere consegnato in 24 ore, era arrivato a destinazione.

Comma 22

























Articolo 12, Comma 1

«L'unico motivo valido per chiedere il congedo dal fronte è la pazzia.»

Articolo 12, Comma 22

«Chiunque chieda il congedo dal fronte non è pazzo.»


Ultimamente mi succede spesso di imbattermi in varianti di questo tipo di comma inventato da Joseph Heller.


Sto preparando la bibbia di una serie per un produttore. Prima di consegnarla a lui vorrei avere un contratto. Il problema è che fino a quando il produttore non la consegna alla rete, loro non gli fanno un contratto e lui non può farlo a me.


Ho appena comprato un nuovo computer alla Apple. Me l’hanno spedito tramite TNT Traco. Il problema è che non ho un numero civico a cui riceverlo: il mio indirizzo reca un generico case sparse. Questo significa che il corriere non può realisticamente trovare la casa a meno che non decida di sbattersi almeno un po' e chiedere ai vicini. Evidentemente non l'ha fatto, visto che nei giorni scorsi ha provato per ben due volte a cercare la casa, come dimostrato dal tracking online. Così ho chiamato il servizio clienti della TNT Traco per comunicargli un numero telefonic - che avevo già dato alla Apple e che sicuramente è sul pacco - a cui chiamarmi per accordarci sulla consegna. La signorina del servizio clienti mi ha detto che il corriere non ha un cellulare aziendale e che, quindi, non può chiamarmi. Allora le ho chiesto di darmi il numero dell'agenzia da cui il corriere dipende per spiegare almeno a loro come arrivare alla mia casa. Mi ha risposto che l'agenzia non ha un numero clienti e che nemmeno lei può chiamarla visto che non risponderebbe (?). Ha aggiunto che potrebbe inserire un nuovo indirizzo per il recapito - ne avrei uno alternativo - ma che non può farlo perché la Apple non permette di consegnare un computer a un indirizzo diverso da quello di fatturazione. Esasperato le ho chiesto come potevo fare e lei mi ha detto di chiamare la Apple per convincerli ad autorizzare la TNT a consegnare a un nuovo indirizzo. L'ho fatto, ma la Apple ha detto che questo non è possibile. Ho richiamato il servizio clienti della TNT e un'altra signorina mi ha detto che l'unica soluzione è andare all'agenzia a pregarli di darmi il computer. Il problema è che dista circa 100 Km. da dove sto io.

Al momento la storia finisce qui. Spero che succeda qualcosa nelle prossime ore.

Greystorm


L'intervista è apparsa nel programma "La compagnia del libro" su SAT2000 e per un breve istante appaio anch'io. Antonio Serra dice cose sensate sul nostro lavoro che non posso non condividere.

Road Dogs













Mi piace Elmore Leonard. Molto. Anche nei suoi libri non perfettamente riusciti - in 57 anni di carriera e oltre una quarantina di romanzi, inevitabilmente ce ne sono - c’è sempre qualcosa che vale la pena leggere. La classe non è acqua e a volte bastano anche poche pagine o una manciata di dialoghi - e con i dialoghi il nostro ci sa decisamente fare - per giustificare il prezzo del biglietto.

Già, il prezzo: come si fa a non essere d’accordo con quanto scrive Roberto Recchioni sul suo blog? “Road Dogs”, l’ultima fatica di Leonard, è uscito in una collana economica - Stile libero noir questo è - e non può costare 18 Euro (36.000 delle vecchie lire, non scordiamolo). E’ un furto.

E sono anche d’accordo con Robe che la copertina americana è molto meglio di quella scelta dagli art director della casa editrice torinese. Che volete farci, noi fumettari a volte possiamo sembrare un po’ snob, ma sfido chiunque a dire che la copertina Italiana sia meglio dell’originale.

Detto questo, il libro è davvero bello: il migliore di Leonard da parecchi anni a questa parte. E’ scritto da Dio - complice anche la bella traduzione di Luca Conti - e i dialoghi sono stupefacenti, anche più del soliro. E’ divertente e ha un ritmo incredibile.

sabato 22 maggio 2010

Lui



















Lui è un genio. L’ho sempre sospettato e ora che ho finito di vedere la seconda stagione di “Fringe” ne sono sicuro.
Lui è autore e produttore esecutivo di “Alias”, “Lost” e da ultimo “Fringe” nonché regista del notevole “Star Trek”.
A volte Lui è un po’ cialtrone e hai la sensazione che ti stia prendendo in giro, altre volte hai la sicurezza che accumuli elementi solo per stupire il suo pubblico e che non sappia dove andare a parare... ma, alla fine - 6 stagioni di “Alias” stanno lì a dimostrarlo - Lui ne esce (quasi) sempre in maniera eccelsa. Un po’ come noi fumettari ;-)
Qualcuno dirà che in “Lost” non è così: è vero, ma è anche vero che “Lost” non è interamente una Sua creatura e che nelle ultime stagioni Lui lo ha lasciato in mano ad altri e meno capaci autori.
Lui è un autore derivativo: prende cose viste e riviste, le sistema con cura e te le ripropone con la sicurezza di chi sa che, per quanto molto usate, certe cose funzionano sempre.
“Fringe” è esattamente questo: un po’ di “X-Files”, una manciata di “Ai confini della realtà”, la vasca di “Stati di allucinazione”, tanti romanzi horror e di fantascienza. Ma funziona tutto. Alla grande. Spesso meglio che nei modelli originali.
Quattro protagonisti che più stereotipo, almeno sulla carta, non si può. L’agente donna dell’FBI. Il capo burbero, ma onesto. Il “collega” che qui - però. non è un vero collega - per l’URST (Unresolved Sexual Tension) e uno scienziato pazzo.
Su questa base condivisa, Lui inserisce tutte quelle cose che, nel corso degli episodi, diventano “tormentoni” e che gli spettatori aspettano con ansia.
L’idea di partenza è bella, di quella strana bellezza che hanno le cose semplici: accadono fatti strani e misteriosi che sembrano fare parte di un unico disegno complessivo: una sorta di schema. L'agente dell'FBI Olivia Dunham contatta il professor Walter Bishop, un genio che vive da quasi vent’anni rinchiuso in manicomio. Prima di impazzire, Walter ha partecipato agli esperimenti più folli che siano mai stati fatti - governativi e non - ed è in grado di risolvere qualunque problema scientifico. Il guaio è che, a causa della sua malattia, Walter Bishop è come un bambino e, quindi, è impossibile da gestire. Per questo motivo Olivia “arruola” quasi a forza il di lui figlio Peter, un truffatore con un QI di 190, che ha con il padre un pessimo rapporto, ma che sembra essere l’unico a “parlare la sua lingua”.
Partendo da qui, Lui si scatena e trasforma questi stereotipi, in personaggi perfettamente compiuti e bellissimi. Sì perché al di là degli universi paralleli, delle multinazionali cattive, dello splatter - ce n'è molto - e della tanta fantascienza da B-movie di cui riempie ogni singolo episodio, “Fringe” è una serie sui personaggi.
Gli episodi sembrano autoconclusivi; una scelta che contraddice la tendenza delle ultime serie made in Usa. Ma non fatevi ingannare: l’orizzontale c’è, eccome, ma riguarda spesso solo i protagonisti ed è sovente sottotraccia.
Questi personaggi crescono puntata dopo puntata: lentamente, per piccoli, ma geniali, beat.
Anche per questo motivo la serie parte lenta e decolla a metà della prima stagione. La seconda, invece, è proprio splendida e il finale è addirittura entusiasmante. Lui sa come tenere lo spettatore incollato alla poltrona e per farlo usa qualunque mezzo.
“Fringe” è la serie che, a mio modesto parere, meglio rappresenta questo inizio di millennio e Lui, Jeffrey Jacob Abrams, è un genio.

martedì 18 maggio 2010

Divide et impera



















Non succede spesso di essere soddisfatti del prodotto finale. A volte è il disegnatore a non essersi mostrato all'altezza, altre volte la colpa è interamente della sceneggiatura. Beh, questa volta sono davvero soddisfatto. Andrea Cascioli è riuscito non solo a raccontare la mia storia, ma ad imprimergli un ritmo davvero impressionante che in sceneggiatura non esisteva.
Se la storia vi piacerà il merito sarà principalmente suo, se così non dovesse essere, mi assumo io tutte le colpe. Andrea ha fatto un lavoro strepitoso e di questo non mancherò mai di ringraziarlo.

domenica 9 maggio 2010

Top 5



















Sono un fan di Nick Hornby - ma chi non lo è? - e adoro le classifiche di cui ha riempito uno dei suoi libri migliori: “Alta fedeltà”. Periodicamente inserirò qui le mie top 5. Si passerà dalla musica ai fumetti, dai libri alla televisione, ma anche ad altro.
Queste brevi quanto inutili classifiche, non sono in ordine di preferenza.
E, ora, andiamo a cominciare con una delle mie grandi passioni: le serie televisive.

LE 5 MIGLIORI SERIE TELEVISIVE DEGLI ANNI ’80.
- Miami Vice
- Hill Street giorno e notte
- Moonlighting
- Magnum P.I.
- Dallas

LE 5 MIGLIORI SERIE TELEVISIVE DEGLI ANNI ’90
- Twin Peaks
- N.Y.P.D.
- X-Files
- E.R.
- Law & Order

LE 5 MIGLIORI SERIE TELEVISIVE DEGLI ANNI 2000 GIA’ CONCLUSE
- I Soprano
- Deadwood
- The Shield
- Alias
- Buffy l’ammazzavampiri.

LE 5 MIGLIORI SERIE TELEVISIVE ANCORA IN ONDA
- The Simpsons
- Mad men
- Dr. House
- Desperate housewives
- Dexter

LE 5 MIGLIORI SIT-COM DI SEMPRE
- Scrubs
- 30 Rock
- Seinfeld
- Will & Grace
- Friends

I 5 MIGLIORI AUTORI TELEVISIVI DI SEMPRE
- J.J. Abrahms (Alias, Lost, Fringe)
- Gene Rodenberry (Star Trek)
- Rod Serling (Ai confini della realtà)
- Joss Whedon (Buffy l’ammazzavampiri, Dollhouse)
- David Milch (N.Y.P.D. Deadwood)

venerdì 7 maggio 2010

Cassidy



















Domani la “Sergio Bonelli Editore” manda in edicola una nuova miniserie intitolata Cassidy.
Cito dal sito della casa editrice:
Una rapina terminata nel sangue, una fuga nella notte, tre proiettili in corpo... L’attesa della fine e poi uno strano, imprevedibile incontro. A volte perfino a un criminale come Raymond Cassidy può essere concessa una seconda possibilità, un modo per sistemare le cose. Ma il tempo che gli resta non è molto, non serve voltarsi indietro. È ora di cominciare il viaggio, al suono di un ultimo, malinconico blues...
L'utore è Pasquale Ruju: lui è molto bravo e i disegnatori sono tutti di altissimo livello.
Io lo acquisterò e lo leggerò con molto piacere: vi consiglio di fare altrettanto.

giovedì 6 maggio 2010

Sfamare la Musa



















Feuerbach ha detto che noi siamo quello che mangiamo. Secondo me uno sceneggiatore è quello che ha letto e visto quand’era ragazzo.
Io, per esempio, leggevo soprattutto gialli e adoravo i film horror: sono questi i generi che, ancora oggi, pratico con maggiore competenza e divertimento.
Se chiedete ad Antonio Serra che cosa leggesse da ragazzo lui risponderà: romanzi di fantascienza e fumetti Marvel. Oltre a questo ha visto migliaia di cartoni animati giapponesi pieni di robot giganti. Le storie che oggi preferisce scrivere sono quelle in cui ci sono mostri giganti che lanciano raggi dalle mani.
Nel suo bel libro: “Lo zen nell’arte della scrittura” Ray Bradbury parla della “Musa” quasi come di una presenza fisica che vive insieme allo scrittore e aggiunge che per tenerla vicino a sé bisogna sfamarla.
Le cose che leggiamo, o che abbiamo letto, sono le nostre scorte: il cibo grazie a cui la Musa cresce. E i cibi che abbiamo mangiato da bambini sembrano, nel nostro ricordo, più buoni di quelli che mangiamo oggi.
Ma questo è un concetto su cui tornerò ancora nei prossimi post.