lunedì 19 luglio 2010

Oi dialogoi












Noi sceneggiatori abbiamo la tendenza a dare spesso la colpa agli altri se il film o la fiction che abbiamo scritto è brutta o non piace al pubblico. Il produttore, il regista, l'addetto al casting, gli attori, il musicista, il montatore, la costumista (?). E poi LA RETE, la nostra principale nemica, colpevole di ogni nefandezza. E' lei - Mediaset o RAI non cambia - a bloccare tutte le nostre idee migliori e a non capire la nostra genialità.

L'altro giorno parlavo con un collega - insigne sceneggiatore televisivo - delle sceneggiature di "Castle". Entrambi le troviamo fantastiche, così ci siamo chiesti se una rete italiana avrebbe potuto approvare una serie come quella. La risposta è stata: sì, anche così com'è.
Poi ci siamo chiesti se girate in Italia, quelle stesse sceneggiature porterebbero ad episodi di analoga qualità.
Entrambi abbiamo risposto di no. Ovvio. In mano a un regista e ad attori italiani quelle sceneggiature ne uscirebbero appiattite. Un altro tipo di recitazione, un'altra regia e, soprattutto, un altro ritmo.
- Okay, - ho detto io, - ma i dialoghi, che sono la parte migliore di "Castle", sarebbero comunque bellissimi lo stesso. Al di là di tutto, io e te riusciremmo comunque ad apprezzarli anche se recitati male, no?
- Sì, certo.
- E tu ricordi dei dialoghi come quelli in una qualunque fiction italiana degli ultimi quindici anni, comprese quelle che abbiamo scritto noi?
Il mio amico ci ha pensato a lungo e, alla fine, la sua risposta è stata: NO.
A voi, cari lettori, la morale della storia.

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