giovedì 14 aprile 2011

Laboratorio di scrittura fiction: I lezione (parte seconda)


















Proseguiamo e concludiamo la prima lezione spiegando in poche parole che cosa è una storia.


Un personaggio ha un obiettivo. Tra lui e questo obiettivo ci sono tutta una serie di ostacoli. Lo scontro tra l'obiettivo e gli ostacoli crea il conflitto.


Scrive Syd Field, lo studioso americano che ha teorizzato "il paradigma", ovvero la moderna struttura in tre atti:


“Senza conflitto non c'è personaggio, senza personaggio non c'è azione, senza azione non c'è storia, senza storia non c'è sceneggiatura

Ne segue che il conflitto è l'elemento principale di ogni drammaturgia.


Attraverso i personaggi proviamo emozioni e ci identifichiamo con loro. Il loro obiettivo e gli ostacoli che devono superare per raggiungerlo diventano i nostri.

E' tutto qui, gente, anche se è più facile teorizzarlo che metterlo in pratica.


Ma procediamo con ordine, iniziando da quello che spinge un personaggio verso un obiettivo: quello che John Truby chiama il need, il bisogno che l'eroe ha dentro di sé e che sente di dovere soddisfare per avere una vita migliore.


Prendiamo uno dei film usati come esempio da Truby nel suo libro "Anatomia di una storia": (Dino Audino Editore): "Salvate il soldato Ryan" di Steven Spielberg.

Need - Il capitano Miller deve compiere il suo dovere a dispetto delle sue paure.

Desire (o obiettivo) - Trovare il soldato Ryan e riportarlo indietro sano e salvo.

L'obiettivo di un personaggio è quello che desidera in quella determinata storia, non ciò che cerca nella vita.

Il need, che l'eroe non dovrebbe conoscere a livello conscio, può essere innescato da un'occasione che gli viene offerta e che migliorerà la sua vita, oppure da qualcosa che gli viene tolto.


Senza un obiettivo chiaro e comprensibile la storia non funziona.


Un buon obiettivo deve, perciò, avere 3 qualità.

1. Il pubblico deve essere in grado di comprenderne l'importanza.

2. Deve condurre il protagonista in contrasto diretto con il suo antagonista.

3. Dev'essere abbastanza difficile da permettere al personaggio di cambiare nel corso della storia.


Come detto, tra un protagonista e il suo obiettivo ci sono degli ostacoli.

Questi devono essere proporzionati alle possibilità del personaggio, e in progressione, sempre più difficili via via che la storia prosegue.


Il conflitto può essere di 2 tipi.

Interiore. L'eroe lotta contro sè stesso.

Relazionale. L'eroe lotta contro un antagonista (o un gruppo) che ha il suo stesso obiettivo.


Ogni buona storia è un viaggio che un protagonista affronta per raggiungere il suo obiettivo da cui può uscire uguale a se stesso o cambiato. In questo secondo caso avremmo quello che viene chiamato: l'arco di trasformazione del personaggio analizzato in maniera molto intelligente ed approfondita da Dara Marks, la teorica del fatal flaw. Secondo questa studiosa un protagonista invincibile e perfetto è noioso. Bisogna dargli qualche punto debole che lo renda simile a noi. Ed ecco, appunto, il Fatal flaw.


Si chiama FATAL FLAW la carenza essenziale - il difetto fatale - che un protagonista si porta dentro fin dall’inizio del film.

Premesso che:

a) Il cambiamento è essenziale per la crescita.

b) Se qualcosa non cresce o non si evolve ed è destinato a morire.

c) In natura non esiste una condizione di stasi.

ne consegue che, per crescere, un protagonista deve superare e vincere il suo fatal flaw.


Ma di tutto questo parleremo in maniera più approfondita nel corso della seconda lezione.


Ora torniamo a bomba sul vero argomento di questo "Laboratorio" e affrontiamo i generi della fiction.

Per farlo, ho rubato lo schema che segue al mio amico Fabrizio Lucherini, vice-direttore dell'osservatorio sulla fiction televisiva, esimio professore in quel di Firenze, raffinatissimo teorico e ottimo sceneggiatore.


Numero segmenti

Durata segmenti

Morfologia segmenti

Prospettiva seriale

Film-tv

1

90’

compiuta

chiusa

Miniserie

Da 2 a 6

Max 12 (raro)

90’

50’ (raro)

incompiuta

chiusa

Serie

Da 2 in su

Standard: 12/16 24/26

5’ (interstiziali)

25’ (sitcom)

50’, 90’

compiuta

aperta

Serial

Più di 8

Standard

12/24 (prime time)

200/300

(serial quotidiano)

25’ (soap)

60 (telenovela)

50’/90’

incompiuta

chiusa (telenovela)

Aperta

(soap)

Collection

Da 2 in su

variabile

compiuta

aperta

Dell'analisi di oguno di questi formati e delle sue implicazioni parleremo nella seconda lezione che metterò online nei prossimi giorni.


A presto.




1 commento:

Sergio Giardo ha detto...

Ciao Stefano, ho scoperto da poco il tuo blog, interessantissimo! Grande il laboratorio di scrittura fiction! Condivido il tuo entusiasmo per le ultime serie inglesi. Complimenti per il tuo lavoro, ne è passata di acqua sotto i ponti dai tempi di "Legs contro Beethoven" e tu sei sempre più bravo! Un abbraccio, Sergio